domenica 22 marzo 2009

Cuore di padre

Roma, 14 Dicembre 2008. Allo stadio Olimpico si gioca la partita di calcio Roma - Cagliari.
Nella squadra sarda gioca il calciatore Daniele Conti, figlio di Bruno Conti, campione del mondo con l'Italia nel 1982 e attuale Direttore Tecnico della Roma. In tale veste segue le partite dalla panchina, a diretto contatto con i giocatori e gli avversari. Insomma "sta in campo" anche lui.
Al 39esimo del primo tempo la Roma passa in vantaggio con Totti. Nella ripresa, al 13esimo il Cagliari pareggia con un gran gol su punizione proprio di Daniele Conti, figlio di Bruno.
Le immagini televisive mostrano in contemporanea la prodezza di Daniele ed il volto di Bruno a bordo campo vicino alla panchina della Roma: il figlio ovviamente esulta con i suoi compagni del Cagliari, mentre il padre resta impassibile al gol contro la sua squadra.

Ecco, mi sono chiesto tante volte: cosa è successo nella mente e nel cuore di Bruno Conti in quella occasione?
Certo, il professionista non può non essere contrariato dal fatto che la sua squadra è stata raggiunta e che la vittoria potrebbe sfumare (per la cronaca, la Roma vincerà 3 a 2). Ed è quello che trapela palesemente dalla faccia del Direttore Tecnico della Roma.
Ma non c'è padre sulla terra che non gioisca per un successo di un figlio. Anche se ciò dovesse andare a discapito dei propri interessi lavorativi.
Mi piace pensare che probabilmente Bruno Conti quando ha visto il gol dell'amato figlio, dentro il suo cuore ha gioito eccome! Anzi ne sono sicuro: avrà represso l'istinto di correre in campo e abbracciare il ragazzo che davanti ad uno stadio intero ha mostrato quello che il papà gli aveva insegnato da bambino e poi da ragazzo, in tante ore di giochi e di allenamenti. Sono certo che avrà fatto uno sforzo per far tacere una voce dentro di sè che avrebbe voluto urlare orgogliosamente a tutti: "Vedete, questo campione è mio figlio". Sarebbe un mostro, una macchina senza sentimenti se non lo avesse pensato.
Solo che Bruno Conti, da consumato protagonista delle scene calcistiche e da serio dirigente, ha imparato a dissimulare quello che ha nel cuore per lasciare il posto solo alla maschera del professionista. Peccato o per fortuna?